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Enjoy The Difference: tutto quello che c'è da sapere

  • Immagine del redattore: ohrwurmstudio
    ohrwurmstudio
  • 11 mag 2017
  • Tempo di lettura: 6 min

Palazzo nuovo, Torino

Alla lezione di Pedagogia Speciale viene esposto un progetto innovativo, ce lo presentano come una splendida opportunitá. Si chiama Enjoy The Difference

Ecco di cosa si tratta

“Enjoy the difference – Cresce l’autonomia” prevede un’evoluzione rispetto alle precedenti edizioni. Si vuole arrivare a offrire un percorso di crescita dell’autonomia delle persone protagoniste del progetto. Lavorando sul territorio è maturata la consapevolezza che bisogna rispondere a nuove domande rispetto a quelle che ci hanno spinto a attivare le edizioni precedenti (la prima idea di ETD è nata nel 2010 e ha visto la sua concretizzazione attraverso la partnership dell’associazione di volontariato “La Virgola” di Torino; l’edizione 2013/2014 è interamente a carico dell’associazione Senza Muri.). A Torino, l’intento è di accogliere persone non autosufficienti che hanno l’esigenza di trasferirsi in città per motivi di studio oppure, abitando già in Torino, che vedono in “ETD” un ponte che permette il passaggio tra la casa del nucleo famigliare a una soluzione abitativa indipendente. Nella città di Savigliano invece, dopo due anni di lavoro nella zona, è emersa la necessità di coltivare la rete sul territorio, creare un senso di comunità e contemporaneamente intraprendere un percorso di “educazione” alla vita indipendente per adolescenti con Sindrome di Down e per le loro rispettive famiglie. A TORINO Enjoy The Difference nei suoi primi anni di sperimentazione non è riuscito a andare incontro alle numerose richieste di giovani con disabilità non autosufficienti che cercano opportunità di condivisione con coetanei in situazioni non istituzionalizzanti e in relazioni alla pari, dove al contempo possano vedere soddisfatte la necessità di assistenza nella cura della persona e in altri bisogni primari. Al momento sul territorio non ci sono offerte per questo tipo di richiesta, pertanto nell’anno 2014-2015 ETD vuole ampliarsi e far “crescere l’autonomia”. La Città di Torino sta sperimentando alcuni progetti di indipendenza abitativa per persone con disabilità motoria bisognose di assistenza e il progetto da noi proposto viene visto come un ottimo trampolino per passare dal vivere in famiglia a vivere in autonomia. Il punto di forza di Enjoy the Difference – Cresce l’autonomia è che ha la durata di un anno accademico e si propone come un vero e proprio laboratorio di “indipendenza”. Per riuscire in questo intento è stato individuato un appartamento totalmente privo di barriere architettoniche che verrà adattato per permettere a chi si muove in sedia a rotelle e di svolgere il più possibile le attività della vita quotidiana. Il progetto coinvolgerà 3 studenti dell’Università degli Studi di Torino, selezionati previo colloquio motivazionale, e un/a giovane con disabilità. Per tutti i ragazzi coinvolti gli obiettivi della coabitazione proposta sono di incrementare l’autonomia domestica, ognuno secondo le proprie abilità, e supportare l’uscita dal nucleo famigliare. Alla persona con disabilità si vuole offrire un supporto che non sia assistenziale ma che accompagni, educhi e stimoli verso una vita il più possibile indipendente. Sarà affiancata una persona formata, esterna al nucleo abitativo, che aiuti a sviluppare sia l’autonomia di pensiero, e quindi a livello di consapevolezza di sé e di capacità decisionale, sia l’autonomia nelle piccole cose quotidiane, laddove è possibile. La parte di sperimentazione dell’autonomia è vista come passaggio fondamentale per un percorso di crescita e consapevolezza e coprirà i mesi centrali della coabitazione. Tale fase si basa sul fatto che solo provando a mettersi in gioco, anche con la possibilità di sbagliare, è possibile conoscersi scoprendo le proprie risorse e le strategie migliori per destreggiarsi nel quotidiano. Per rispondere alle esigenze di assistenza, novità dell’edizione 2014-2015, si intende introdurre figure professionali alternate a tirocinanti che, organizzati in turnazioni, possano coprire ogni tipo di necessità. Ai ragazzi studenti non sarà chiesto alcun tipo di assistenza alla persona, semplicemente è chiesta la condivisione della quotidianità, generando il clima “tipico” dell’appartamento universitario. Si ritiene fondamentale la condivisione di momenti con i coetanei in uno spirito alla pari con la condivisione reciproca della rete di relazioni. Il progetto prevede una supervisione periodica svolta da un professionista che monitora i ragazzi per tutta la durata della convivenza e li supporta nella condivisione delle regole comuni e nella risoluzione delle problematiche che possono insorgere durante il percorso. Quest’appartamento accessibile, nella città di Torino, è situato all’interno di un progetto di social housing realizzato dal Social Club. Le palazzine dove il progetto è ospitato presentano diverse funzioni con l’obiettivo di favorire la costruzione di reti di solidarietà e vicinato, sperimentando soluzioni di gestione condivisa sia degli spazi che degli impegni. Il progetto Buena Vista Social Club da molta importanza alla presenza e alla caratterizzazione degli spazi collettivi che diventano un’occasione preziosa per creare relazioni sociali: grandi terrazzi, tetti verdi e sale comuni offrono spazi di socializzazione ed interazione tra i vari utenti della comunità. Per gli studenti inquilini la coabitazione è da intendersi come un laboratorio dove sperimentare se stessi in contesti di condivisione e a contatto con la diversità, oltre che un’occasione di crescita personale e di conoscenze. A SAVIGLIANO Il nucleo di coabitazione di Savigliano sarà composto da 4 studenti selezionati dell’Università degli Studi di Torino, inserito in un appartamento ATC (in affitto all’Associazione) all’interno di un quartiere disagiato della periferia di Savigliano. L’appartamento e i suoi abitanti costituiranno il nucleo centrale di diverse esperienze sul territorio: In relazione all’obiettivo 1, il progetto prevede la promozione di giornate/weekend di vita indipendente per adolescenti con Sindrome di Down, inseriti all’interno del progetto di vita indipendente dei ragazzi coinvolti, stilato di concerto con le famiglie. I ragazzi con Sindrome di Down condivideranno le attività della vita quotidiana con gli studenti inquilini che vestiranno il ruolo di “tutor”. L’università di Torino mette a disposizione una formazione specifica sulla vita indipendente per i tutor mentre il progetto fornisce un professionista per la supervisione periodica per tutta la durata della convivenza. Gli studenti tutor, nei confronti dei giovani con Sindrome di Down, avranno il ruolo di motivatori per il loro percorso di crescita e questo stimolo sarà ulteriormente rinforzato dallo svolgersi delle attività in contesti di vita reale intrisi di concretezza (si cucina per mangiare, non per fare il “laboratorio di cucina”..). Rispetto a questo obiettivo generale, ciascun ragazzo inserito nel progetto avrà obiettivi specifici in base all’età ed al suo percorso di vita fino a quel momento. In termini generali, la programmazione annuale verrà divisa in tre quadrimestri. Nel corso del primo quadrimestre, ci si concentrerà sul lavoro di motivazione dei ragazzi con disabilità, di coinvolgimento delle famiglie nella progettazione degli obiettivi di ciascuno e nell’attivazione dei primi semplici “contesti abilitanti”. Nel secondo quadrimestre, si potenzierà l’attività abilitante e s’introdurranno nuovi elementi di difficoltà, come uscire da soli sul territorio e gestire piccoli imprevisti. Nel corso di questo quadrimestre, per i ragazzi il cui progetto individuale lo prevedrà, saranno attivati i primi weekend “ci provo da solo”, in cui i ragazzi e i tutor sperimenteranno le difficoltà e le sorprese di doversela “cavare da soli” per qualche giorno. Nel terzo quadrimestre, laddove le competenze personali dei ragazzi coinvolti lo permettono, è previsto un ulteriore potenziamento delle abilità quotidiane fino all’obiettivo di gestire in autonomia una giornata tipo di vita quotidiana. Nella stessa fase è prevista la verifica, che vedrà genitori e tutor coinvolti in focus group al fine di progettare i percorsi possibili per gli anni a venire. Rilevante è segnalare che, al pari delle convivenze proposte a Torino, il progetto prevede una durata limitata e non è possibile per i ragazzi fermarsi ad abitare nell’appartamento, ideato per restare una “palestra” a disposizione di altri negli anni successivi. Per questo motivo nel percorso con i genitori, parallelo al progetto ci si dedicherà alla costruzione di un “dopo”. In riferimento all’obiettivo numero 3, il progetto attiverà luoghi di condivisione e di coprogettazione sul modello della buona prassi delle Microaree, realizzata dalla ASS1 di Trieste, WHO collaborating centre per la salute mentale. Per lavorare su questo obiettivo, i giovani abitanti dell’appartamento saranno coadiuvati da un team di esperti (pedagogista, psicologo di comunità, psicologo, antropologi) e da un gruppo di volontari che l’associazione Senza Muri metterà a disposizione. Su quest’area di obiettivi, si lavorerà inoltre a stretto contatto con i servizi sociali del Comune di Savigliano, per meglio rispondere alle necessità del territorio. L’attività è divisa in aree che verranno attivate gradualmente. Area della conoscenza e della socializzazione, prevede eventi “di vicinato” per conoscere i vicini e superare la diffidenza e il giudizio reciproco che spesso accompagnano i contesti a rischio marginalità. Le attività verranno progettate in maniera coerente con i bisogni del contesto, a titolo di esempio si citano attività per i bambini, feste, laboratori di narrazione per gli anziani, mercatino del riuso e dello scambio. Area della valorizzazione del capitale sociale, prevede contesti di valorizzazione del tempo e dello scambio di beni immateriali, fino alla eventuale formalizzazione di una “banca del tempo” di quartiere. Area della prevenzione della marginalità, attraverso la conoscenza reciproca, il nucleo di volontari avrà la possibilità di segnalare ai servizi sociali eventuali situazioni a rischio disagio." Fonte: senzamuri.org

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